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TreviEditor e autore di saggi e romanzi è anche uno dei critici più promettenti della nuova generazione. Ha tradotto e curato edizioni di classici italiani e francesi: si ricordano testi dedicati a Leopardi, Salgari, e autori italiani del Novecento. Collabora con i quotidiani la Repubblica, la Stampa, il Manifesto con la rivista Nuovi Argomenti e con Radio 3 all’interno della trasmissione Lucifero con una sezione dedicata alla poesia.
Il suo libro Qualcosa di scritto è entrato nella cinquina dei finalisti del premio Strega 2012. A Macerata presenterà il suo ultimo romanzo edito da Einaudi, Il popolo di legno, nel quale attraverso un personaggio infimo e irresistibile, svela quanto assurda sia la convinzione degli esseri umani di poter migliorare la propria vita.

Trevi-ilpopolodilegnoIl popolo di legno
Ha un corpo magro e muscoloso, il talento del predatore e, negli occhi, il potere di soggiogare chi gli sta intorno. Lo chiamano il Topo, fin da quando era bambino. Vive in una Calabria lontana da qualunque realismo geografico. Ha una moglie, Rosa, meraviglioso «mare di carne» mai sfiorato da un’opinione, e un amico: il Delinquente. È proprio il Delinquente, fragile, sottomesso direttore artistico di Tele Radio Sirena, a fornirgli l’occasione per condurre un programma: Le avventure di Pinocchio il calabrese. Una serie di prediche rivolte al «popolo di legno», che diventano il ritratto dell’umanità stessa, schiacciata dall’idea di colpa e sacrificio, e nonostante tutto incapace di salvarsi.
Anarchico, ribelle, scorretto, il romanzo di Emanuele Trevi ci fa vedere il mondo con gli occhi di un personaggio infimo e irresistibile, che non ha paura di svelare quanto assurda sia la convinzione degli esseri umani di poter migliorare la propria vita. Nella cupa ilarità dei sermoni del Topo, il protagonista, vibra un sentimento dell’esistenza che non lascia spazio alla redenzione. I suoi strampalati monologhi radiofonici trovano un immediato successo di folla. In un sorprendente ribaltamento ironico, il Topo diventa il profeta di una paradossale innocenza collettiva.